San Giovanni in Monterrone
La chiesa rupestre di San Giovanni detta in “Monterrone” deve il suo nome al masso tufaceo che domina il Sasso Caveoso e il rione Casalnuovo. Le ricerche archeologiche, la datazione degli affreschi e i pochi documenti scritti datano l’originario impianto della chiesa ad un periodo compreso tra XII e XIII secolo.
Abbandonata già in tempi remoti per un lungo periodo, la chiesa fu annessa all’attigua chiesa di santa Maria de Idris a inizio ‘800; la creazione di uno stretto corridoio di collegamento tra le due chiese comportò la distruzione quasi totale di diversi affreschi in minima parte ancora visibili sul muro sinistro della navata e su alcune pietre collocate nella zona presbiterale.
Interessante la sequenza di affreschi. Entrando da santa Maria de Idris si ammira, sulla sinistra, l’affresco di Cristo Pantocratore (XII sec.) e a destra, entro una nicchia, le immagini dell’Arcangelo Michele e di san Nicola vescovo (XIII sec.). Di fronte il residuo volto di un Santo monaco (XIII sec.) e gli affreschi cinquecenteschi di sant’Onofrio e di un Giovane santo.
Nell’ambiente principale della chiesa, entro una nicchia, sono affrescate da un lato le immagini di san Giacomo Maggiore e san Pietro Apostolo (XIII sec.), quest’ultimo raffigurato con un nimbo decorato di derivazione cipriota, e dall’altro un’Annunciazione (XII sec.) sormontata dall’affresco del Battesimo di Cristo nel fiume Giordano.
Guardando l’ingresso principale si posso ammirare a destra un tardivo affresco palinsesto raffigurante i santi Giovanni Battista ed Evangelista e, a sinistra, diversi altri affreschi palinsesti con san Girolamo, un Giovane santo, il volto di sant’Andrea e parte di una Madonna con il Bambino, tutti di XIII sec.
Lungo il corridoio di comunicazione con santa Maria de Idris, isolato su un costone roccioso, vi era l’affresco di san Giovanni Battista (XIII-XIV sec.), distaccato nel 1972 su iniziativa della Soprintendenza alle Gallerie della Basilicata a causa della fatiscenza del supporto murario e dei ripetuti atti vandalici che in quel periodo, a causa dell’abbandono dei Sassi, interessavano le chiese e i luoghi pubblici degli antichi rioni.